Sinopsis
La giovane dattilografa Maria si innamora di un distinto gentiluomo. Rimane incinta, senza sapere che l’uomo è sposato. L’uomo, assillato dai debiti prodotti dalla sua vita dissipata, dipende dalla moglie, ricca, e non intende sposare la povera ragazza. Dopo aver rifiutato il denaro che gli viene offerto come riparazione al disonore, Maria prosegue il suo vagare disperato, con il bambino in braccio, finché decide di accettare le profferte di uno sconosciuto con l’unico scopo di comprare un’arma e vendicarsi.
La copia, unica esistente del film, conservata negli archivi della Cineteca Nazionale reca il titolo Amore senza stima e corrisponde alla riedizione di un film realizzato dalla Celio Film intorno al 1912, incompleta, rimontata e rimaneggiata, rimessa in circolazione, con tutta probabilità nel 1923, per sfruttare la fama dei protagonisti, Emilio Ghione e Francesca Bertini, tra l’altro da poco ritiratasi dalle scene. La copia, spesso confusa con l’omonimo film Cines del 1914, è stata oggetto di ricerche e di tentativi di attribuzione:
«La ricerca preparatoria al restauro permette di escludere che si tratti del film cui è stato frequentemente attribuito e cioè La bufera (1913). L’ipotesi più autorevole è che si tratti di un altro film di Baldassarre Negroni annunciato verso la fine del 1912, L’avvoltoio, oppure L’avvoltoio nero (come rilanciato nel 1913), soprattutto per la caratterizzazione del personaggio di Emilio Ghione, l’attore che alcune fonti segnalano come aiuto-regista o addirittura regista (il che non sarebbe strano, giacché il film è ancor più un veicolo di Ghione che della Bertini).
Il film contiene alcuni elementi che permettono di accomunarlo ad Amore senza stima, un dramma teatrale di Paolo Ferrari, essenzialmente nel rapporto tra il giocatore e la moglie, specialmente per quanto riguarda il crimine, ed è forse proprio per questo motivo che il film è stato ribattezzato. Lo stesso dramma di Ferrari servì d’ispirazione ad un film della Cines, del 1914».